Visto che periodicamente i nostri figli raccontavano che i loro compagni avevano dei lavoretti domestici da sbrigare, abbiamo deciso di riprovarci. In occasione del nostro ultimo – e, si spera, efficace – tentativo di assegnare delle faccende di casa ai bambini, abbiamo fatto così: abbiamo parlato con i piccoli e spiegato loro che in casa ci aspettavamo un maggior sostegno da parte loro. Siccome entrambi praticano uno sport, abbiamo paragonato la famiglia a una squadra in cui ciascuno è importante e ha un suo compito. Abbiamo quindi lasciato che fossero loro a definire un piano delle faccende domestiche.
Con nostra soddisfazione, si sono messi all’opera con grande entusiasmo: hanno stilato un ottimo piano che prevede otto lavoretti domestici e scritto il nome di ciascun membro della famiglia su due mollette per il bucato. Ogni domenica le faccende domestiche per la settimana successiva vengono riassegnate. E così apparecchiare, sparecchiare e pulire il tavolo, spazzare il pavimento sotto il tavolo, alzare e abbassare le tapparelle ecc. tocca a un membro della famiglia sempre diverso. Sulle mollette di mamma e papà, inoltre, è riportato anche il nome di uno dei bambini, in modo che noi genitori possiamo contare su un sostituto qualora il lavoretto di nostra competenza cada in un giorno o orario in cui dobbiamo lavorare. Nonostante questo ottimo piano, che stabilisce nero su bianco a chi spetti occuparsi di ciascun compito, nella pratica le cose rimangono difficoltose e ci tocca sentire sempre le stesse scuse sul perché non sia possibile sbrigare questa o quella faccenda.
La questione del mettere in ordine la cameretta una volta a settimana è ora regolata al di fuori del piano delle faccende domestiche e ognuno ha un giorno fisso in cui occuparsene. Da quando i bambini sanno che possono darsi appuntamento con gli amici soltanto dopo aver messo a posto la loro stanza, faticano meno a fare il loro dovere.