In fatto di bugie io e mio marito siamo soliti fare dei piccoli esperimenti con nostra figlia. Ecco allora che – naturalmente con fare un po' scherzoso – le facciamo domande trabocchetto del tipo: «Manca mezza tavoletta di cioccolato. Sai per caso chi l’ha mangiata?». O ancora: «Chi sarà stato mai a prendere il terriccio dai vasi e spargerlo per terra?». Fino a qualche tempo fa, non rendendosi conto delle conseguenze, la bambina ci dava risposte assolutamente sincere esclamando con senso del dovere: «Io!».
Attorno al suo terzo compleanno abbiamo però cominciato a notare un cambiamento nel modo di rispondere. Da un certo momento in poi ad aver fatto cadere tutti i libri dallo scaffale o ad aver usato la t-shirt della mamma come coperta delle bambole non era più stata lei, bensì un amico immaginario di nome Topolino. Nel corso dell'anno, mentre le scuse si facevano sempre più elaborate, il numero dei capri espiatori andava crescendo sempre più e la colpa era ora dei peluche, ora delle bambole, delle amichette o del fratellino.
Anche le descrizioni di fatti e situazioni hanno cominciato a discostarsi parecchio dalla realtà. Al papà raccontava così che, ad es., allo zoo per i bambini era più volte montata in sella al pony, mentre in realtà non ne aveva mai avuto il coraggio. Se le si chiedeva come mai il fratellino stesse piangendo, diceva che era semplicemente caduto a terra – e questo nonostante la mamma avesse visto con i suoi occhi che a spingerlo era stata lei.
Vedendola però ribadire con la massima convinzione che le cose erano andate proprio come diceva, abbiamo capito che quella versione dei fatti era la sua verità. A quest'età il cervello tende a rimuovere i ricordi più spiacevoli e a modificare la realtà fino a che per i piccoli non risulti accettabile. I bambini non mentono di proposito: mentono perché, guidati dal loro cervello, non possono fare altrimenti. Stando così le cose, come non perdonarli?
Perché i bambini comincino a mentire deliberatamente modificando la realtà a loro favore, bisogna generalmente attendere i 5-6 anni. Quando ci arriveremo farò come con mio marito: dirò a mia figlia che a me può confidare qualsiasi cosa. Le spiegherò che, per quanto spiacevole possa essere la verità, la preferisco a una bugia. E che, da brava ex reporter nonché infallibile segugio, prima o poi scopro comunque come sono andate le cose.