Non avendo mai avuto a che fare con questo fenomeno, ero preoccupata. Avevo sentito parlare dei «late talker», ma mai avrei pensato che mio figlio iniziasse a parlare tardi. Non vedevo quindi l’ora di portarlo alla visita di controllo dei due anni. La pediatra è riuscita a tranquillizzarci un po’ spiegandoci che a questa età va bene che un bambino usi delle parole di sua invenzione. Ci ha solo chiesto se il piccolo era già in grado di pronunciare correttamente quattro parole. E visto che ne sapeva formulare sei, rientrava nella norma. Fiu, anche questa volta era andata bene! La dottoressa ha comunque voluto concentrarsi sullo sviluppo linguistico, anche perché ha notato la nostra preoccupazione.
Dei diversi ritmi di sviluppo dei bambini si è occupato anche il pediatra svizzero Remo Largo nel suo libro «Primi anni, primi passi. Guida per genitori felici». Stando ai vari diagrammi, nostro figlio si stava sì sviluppando a un ritmo più lento della media, ma rientrava comunque nella norma. Inoltre, statisticamente, i maschi iniziano a parlare più tardi delle femmine e i secondogeniti più tardi dei primogeniti. Ciò è da ricondursi al fatto che spesso i primogeniti parlano molto, mentre i secondogeniti stanno ad ascoltarli. I figli più grandi, inoltre, «traducono» per i più piccoli, i quali sono quindi meno motivati a pronunciare correttamente le parole.