Vita quotidiana
La blogger di Hello Family Deborah

Cucinare coi bimbi: la soluzione ideale – o forse no?

Ricordo bene il periodo in cui mia figlia iniziò a mostrarsi irrequieta ogniqualvolta mi accingevo a cucinare. Se fino a poco tempo prima gattonava in giro per casa e sfogliava qualche libretto, poi appena iniziavo a preparare un pasto tendeva le braccine verso di me piangendo.

D’improvviso non poteva più fare a meno di vedere cosa stava facendo la mamma in cucina. Per dirla con le parole della nostra pediatra, «i bambini vogliono esserci sempre e ovunque: è così che imparano». Ho pertanto cominciato a tenerla legata sulla schiena mentre cucinavo. La soluzione era vantaggiosa per entrambe: io potevo cucinare e la piccola era felice e contenta. Bastava che gridasse «etto etto!» e indicasse qualcosa con il ditino perché le dessi subito qualche ingrediente da assaggiare – cipolle crude e aglio compresi! Per mia figlia in quel periodo non vi era nulla di meglio.

A un certo punto, tramite i social media ho scoperto l’esistenza della cosiddetta learning tower. Si presenta come un seggiolone dotato di una scaletta e di una sorta di ringhiera, grazie al quale il bambino può stare in piedi a un’altezza tale da consentirgli di dare una mano in cucina senza rischiare di cadere. A tal proposito va però detto che, una bimba di un anno, più che «dare una mano in cucina» sarebbe più appropriato dire «distrugge» la cucina. Mia figlia non faceva infatti che gettare a terra tutto quel che le capitava a tiro, spruzzare acqua ovunque e cercare di afferrare la padella bollente o il coltello di acciaio inox giapponese. Così, ho posto fine all’esperimento con la learning tower e sono tornata a legarmi la bimba sulla schiena mentre cucinavo.

A tre anni nostra figlia ha scoperto la sua passione per la preparazione di torte, biscotti & Co. Non parlo di ritagliare biscotti con le apposite formine, cosa che l’annoiava già dopo qualche minuto. No, a lei piaceva dosare gli ingredienti per poi mescolarli. Credo abbia a che fare con il perfezionamento della coordinazione mano-occhio. Fatto sta che per mia figlia non vi era nulla di più divertente che dosare 2 dl di latte, tagliare 50 g di burro o misurare 450 g di farina. Cucchiaio per cucchiaio, s’intende. Il risultato? Una cucina devastata, ma una bimba felice. Per quanto mi riguarda, ne vale la pena.

Ora, quando cucino, soltanto il fratellino di 18 mesi se ne rimane nella fascia sulla mia schiena – per il bene dei miei nervi.

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