Latte materno: tutto quel che c’è da sapere

Il latte materno è tra gli alimenti più straordinari che ci siano. Soddisfa infatti in tutto e per tutto le esigenze del bebè fornendogli ciò di cui ha bisogno per crescere. Ma cosa contiene di preciso? Lo si può conservare? E che fare se non basta?

Le tre fasi del latte materno

Lungi dal mantenere sempre le stesse proprietà, il latte materno si trasforma man mano che il bimbo cresce e persino nel corso della poppata. Queste le tre fasi del latte materno:

  • Il colostro: nei primissimi giorni di vita il bimbo riceve il colostro. Questo latte materno facilmente digeribile, dal colore giallastro e dalla consistenza densa è ricco di anticorpi in grado di stimolare il sistema immunitario del piccolo. A questi si aggiungono grandi quantità di vitamine e oligoelementi di cui il bimbo ha bisogno per affrontare al meglio i suoi primi giorni di vita.
  • Il latte di transizione: a partire all’incirca dal terzo giorno successivo al parto e per le due settimane seguenti la neomamma produce il latte di transizione. Quest’ultimo è meno denso, tuttavia più abbondante. Contiene inoltre meno proteine e anticorpi, ma è più ricco di grassi e zuccheri.
  • Il latte maturo: per finire, la mamma inizia a produrre il cosiddetto latte maturo, che contiene tutte le principali sostanze necessarie affinché il bimbo cresca sano.

Come cambia il latte durante la poppata

Nel corso della poppata il latte maturo subisce varie trasformazioni. Onde dissetare il bambino, inizialmente è acquoso. Successivamente, allo scopo di saziarlo, diviene più denso e contiene più grassi e meno zuccheri. Affinché il neonato benefici sia del latte anteriore che di quello posteriore è bene lasciarlo succhiare per almeno 10 minuti da ciascun seno.

Cosa contiene il latte materno?

Oltre a sostanze nutritive quali carboidrati e vitamine, il latte materno contiene molte preziose sostanze, il che rappresenta uno dei principali vantaggi dell’allattamento. Tra queste si trovano ad es.: 

  • Proteine: sono oltre 1000 e favoriscono la crescita e lo sviluppo del piccolo.
  • Cellule vive: tra queste figurano anche cellule staminali e globuli bianchi.
  • Oligosaccaridi: oltre 200 zuccheri che servono ad alimentare i batteri dell’intestino.
  • Ormoni: influiscono non da ultimo sul ritmo sonno-veglia del bimbo e rafforzano il legame mamma-bimbo.
  • Acidi grassi a catena lunga: sono essenziali per lo sviluppo del sistema nervoso.

È possibile conservare il latte materno?

Alcune neomamme producono latte in eccesso. Altre desiderano tirarlo e conservarlo per darlo al piccolo in un secondo momento. Se la temperatura non supera i 4 °C, il latte può essere conservato in frigorifero per 48 ore. Nel tirare il latte la mamma deve però procedere nel modo più igienico possibile e il recipiente per la conservazione deve essere perfettamente pulito. Per sicurezza sarà bene riportare su quest’ultimo data e orario.

Un altro metodo di conservazione molto semplice e diffuso consiste nel surgelare il latte aumentandone la conservabilità. Se tenuto in un congelatore convenzionale, il latte andrà consumato entro i 14 giorni successivi. Laddove sia invece garantita una temperatura costante di -20 °C lo si potrà conservare anche per sei mesi.

Il latte deve essere lasciato scongelare con cautela, preferibilmente trasferendolo in frigorifero, oppure scaldandolo a bagnomaria. Meglio invece evitare il forno a microonde, poiché non permette di scongelare gli alimenti in maniera uniforme. Attenzione: una volta scongelato, il latte materno non va surgelato di nuovo, bensì consumato entro le 12 ore successive.

Sostituto del latte materno

Data la sua complessità, la formula del latte materno non è riproducibile. Molte mamme, tuttavia, non possono allattare o non sono in grado di produrre sufficienti quantità di latte. In questi casi una valida soluzione è offerta dagli alimenti di produzione industriale per lattanti. Questi sono prodotti nel rispetto di severe direttive, ragion per cui non vi è motivo di temere che possano nuocere al bimbo. Gli esperti sconsigliano invece di ricorrere all’altrui latte materno, poiché è pressoché impossibile verificare se contenga o meno degli agenti patogeni.